(nel titolo: Ōsaka-jō, cioè “Il castello di Ōsaka”)
Era un po’che non pubblicavo post sul viaggio a Kyōto ed Ōsaka che ho fatto qualche tempo fa (le puntate precedenti qui, qui e qui), e, visto che riordinare le fotografie del viaggio – grazie ad un errore che ho fatto nel settare l’orario della macchina fotografica – si sta rivelando un’impresa, pensavo di rinverdire gli antichi fasti.
La terza tappa del viaggio è stato il castello di Ōsaka, famoso non tanto per la costruzione in sé per sé quanto per la sua tormentata storia e per il panorama che offre.
Costruito nel 1585 da Toyotomi Hideyoshi, venne distrutto da Tokugawa Ieyasu appena 30 anni dopo, per poi essere ricostruito ancora una volta nel 1620, incenerito da un incendio nel 1665, ricostruito nel 1843 e ri-incenerito da un incendio nel 1868, per poi essere ricostruito in cemento nel 1931, danneggiato dai bombardamenti del 1945 e, finalmente, restaurato nel 1997 per (diciamo, tanto per essere scaramantici, per ora) l’ultima volta.
Come avrete intuito, dunque, l’edificio non ha nulla di interessante dal punto di vista costruttivo né da quello storico: ciò che resta di originale sono le mura, con i loro blocchi di pietra enormi; ed il parco che circonda il castello, oasi di verde nel cemento di Ōsaka.
Per questo, la vista che si gode dal castello è piuttosto spettacolare, e consente di ammirare, sebbene non da una posizione altissima, molti dei più importanti punti di Ōsaka, in particolare lo “Ōsaka business park”, i cui grattacieli spuntano come funghi: nella mia guida turistica del Giappone, stampata 5 anni fa, c’è un panorama scattato dall’alto del castello di Ōsaka, nel quale però mancano 3 grattacieli che sono stati costruiti nel frattempo!
Questo è uno di quelli:
Questa foto, anche se non mostra nulla di particolare, la metto solo per darvi un’idea di cosa intendano i giapponesi quando dicono “ad alta densità di popolazione”…:
Gli edifici sono letteralmente uno addosso all’altro, dando l’impressione di mangiarsi l’un l’altro: un vero e proprio mare di cemento. In effetti, rispetto alle nostre città, il cemento “vivo” è assolutamente dominante: nulla supera il cemento armato, quando si tratta di dover creare edifici sia grandi che resistenti ai terremoti.
Questo è lo “Ōsaka Business Park”, e quell’edificio ovale che si intravede in basso è la “Panasonic Hall”, una sala conferenze/concerti creata dalla Panasonic come showroom della sua tecnologia (in effetti, la Panasonic, che qui si chiamava National fino a due mesi fa, è la dominatrice incontrastata del mercato di elettronica/apparecchiature elettriche giapponese):
Questa non ha bisogno di molti commenti… è la classica foto di rito, col castello sullo sfondo:
Ed una delle vedute che preferisco, quella che mette in luce la struttura del tetto:
Per concludere, alla fine l’Ōsaka-jō non è splendido, l’interno non è da castello giapponese, le decorazioni d’oro sono pacchiane (ma c’erano anche nell’originale), la struttura intera è troppo sbrilluccicante… insomma, ha tutte le controindicazioni delle copie paragonate agli originali. Resta comunque un esempio di forma di castello giapponese ed un buon punto panroramico… ma, se avete tempo, visitate lo Himeji-jō, perché è tutt’un’altra cosa! Dunque: un must se passate per Ōsaka (anche perché la mostra interna su Tokugawa Ieyasu è molto ricca ed interessante), ma non un must assoluto.
@Cinciamogia (vedi come sono bravo, io ti penso sempre!! :P), la foto del pesciolone dorato!
Per chi non avesse l’occhio bionico, accanto a “pesciolone dorato” c’è scritto
“鯱”
Ovvero, “Shachihoko” (si può leggere anche “Shachi”, ma in questo caso è uno “shachihoko”!), ovvero – secondo mia madre – un pesce leggendario con la testa di una tigre ed il corpo di un pesce. A ben vedere, la testa della tigre la si può intravedere, anche nella mia fotografia (a me sembrava un dragone!)… solo se la cercate sapendolo.
A presto!