inGiappone

agosto 23, 2008

Cortesia

Per la serie “brevi pillole”, quest’oggi parlo di cortesia giapponese. Argomento spinoso e contorto, che sicuramente non sono nemmeno in grado di affrontare, ma che nasconde un mondo di cui probabilmente si può anche evitare di sospettare l’esistenza. In pratica, tutta la cultura giapponese è centrata sul far sentire l’altro a proprio agio, eseguirne le volontà ed evitare l’imbarazzo, e da questi punti fondamentali si sviluppano una serie di comportamenti che potrebbero sembrare astrusi, ma che hanno una loro (perversa) logica dietro.
Esempio pratico: le porte dell’ascensore si stanno chiudendo, si intravede una signora che sta correndo verso l’ascensore, premo il tasto per evitare che si chiudano e la signora entra. Adesso arriva il quesito: cosa dirà la signora?

Io pensavo che potesse dire “arigatò” (cioè, grazie), ma ha in effetti detto “sumimasen” (cioè, scusa), ovviamente inchinandosi per esprimere il suo dispiacere. Dunque, al posto di ringraziarmi perché mi ero “sforzato”, ha preferito espimere le sue scuse per avermi “costretto” a questo atto di cortesia verso di lei con il suo comportamento. Il che, a pensarci bene, è sì raffinato ma anche, in un certo senso, meno immediato, e richiede un po’di adattamento…

Ecco, io ho sempre pensato di avere un tipo di sensibilità giapponese per questo tipo di cose, ma ora vedo che ho ancora molto imparare…! Trovo affascinanti i mille piccoli accorgimenti che i giapponesi adottano come conseguenza naturale della loro filosofia di vita, come ad esempio il momento della consegna del resto (otsuri) nei negozi “tradizionali” (ad esempio, le catene commerciali di stile occidentale non lo adottano). La cassiera (o il cassiere, ma vedo che, a giudicare dalle proporzioni, qui è considerato come un lavoro da donne), prima di consegnarlo, conta le banconote che le hai dato ad alta voce, dicendoti quanto “ha ricevuto” (usando tra l’altro un verbo che vuol dire “ricevere dall’alto”, e che si usa per le grazie divine e cose del genere); poi ti annuncia ad alta voce il resto; poi conta il resto davanti ad i tuoi occhi ed infine, momento clou, mette il resto su un vassoietto (generalmente di lacca o di pelle) molto elegante e te lo porge inchinandosi. Ho chiesto alla mia “guida spirituale” di questo e lui mi ha detto “In fondo, il resto che il commerciante ti porge appartiene già a te, ed è nelle ‘mani sbagliate’; dunque, il minimo che possa fare per restituirti quanto ti spetta e possiede in maniera indebita è di porgertelo con il massimo del rispetto”. Inutile dire che non arrivo a queste sottigliezze.
Insomma, penso che questo non sia l’ultimo post sulla cortesia che scrivo, visto che ci sono spunti in abbondanza! Quindi, prima o poi, un altro ne capiterà, sempre se questo primo vi è piaciuto…
Mata ne!
Marco

6 commenti »

  1. Ho cominciato a leggere il tuo blog da ora. Io sono stato preso per gli Stati Uniti, ma la seconda scelta era Giappone. Mi affascina molto il tuo blog e questo post mi è piaciuto un sacco! XD (In ultra ritardo sì. Ma mi è piaciuto un sacco lo stesso)

    Commento di GerlandoSavio — giugno 16, 2009 @ 4:09 am

  2. Il giappone è una nazione sumimasen. Tutto può offendere in qualche modo. E di conseguenza tutti si scusano per qualsiasi cosa. Anche se hanno ragione loro. Sempre a ringraziare e scusarsi per tutto, talmente tante volte da sembrare falsi. E, tadaaa: lo sono!
    I giapponesi non pensano nemmeno a quello che dicono tante volte.
    Soprattutto le cassiere, ma in generale chiunque stia offrendo un servizio a qualcuno, cosa che può essere intesa in qualsiasi situazione o circostanza, anche dire “buongiorno”, fanno tante moine, gesti e parole in maniera del tutto meccanica, con un sorriso calibrato mai diverso l’uno dall’altro. Ma non stanno nemmeno pensando a quello che stanno facendo.
    I giapponesi dei robot, ma senza missili e occhi laser.

    Commento di GiosinoSPS — novembre 12, 2009 @ 12:10 PM

  3. Ho ben presente l’atteggiamento meccanico dei dipendenti giapponesi in generale, ma preferisco almeno riservarmi il dubbio sulla falsità vera o presunta. Non fraintendermi: capisco che quella giapponese sia una società profondamente ipocrita; ma, nello stesso tempo, non me la sento di esprimermi in sentenze perentorie per il semplice fatto che non conosco abbastanza i giapponesi da poter dirimere la questione senza parzialità e senza tralasciare nulla. Mi piace pensare che, a prescindere dalla “verità” o dalla “falsità” della gente, le cortesie ricevute sono atti tangibili: visto che in Giappone ci ho passato solo 6 mesi e non intendo andarci a vivere, per me è abbastanza pensarla così. Anzi, ti dirò di più: piuttosto che fermarmi a filosofare troppo sulla mentalità che c’è dietro e sul perché le azioni siano state fatte, ogni tanto penso anche alla singola azione in sé per sé, ed il dubbio “sarà per cortesia o per riconoscenza?” perde, almeno parzialmente, il suo valore corrosivo. Per me rimane un semplice dubbio, o forse una malcelata certezza; ma sono sicuro che, per quanto mi riguarda, la mia esperienza col Giappone è stata anche – almeno per quanto riguarda la mia host-family – di scambio profondo e sincero: a me basta questo; non sono ferito dalla loro cerimoniosità. Quello, per me, rimane un problema di competenza squisitamente loro.

    Commento di marco — novembre 12, 2009 @ 11:32 PM

  4. @GiosipinoSPS: Anche io sto vivo a Tokyo da qualche mese e anche se la fase della novita’ l’ho gia’ passata e me ne sono accorto, non sono troppo concorde su quanto hai detto riguardo la loro cortesia. La cortesia e’ un pezzo della loro cultura e falsa o meno che sia e’ dedita a far sentire il prossimo a proprio agio. Sinceramente io preferisco essere trattato con cortesia anche falsa dallo staff dei negozi o dalle persone alla cassa piuttosto che in malomodo perche’ il cassiere magari sta passando giornata “no”, come in Italia spesso mi capita.

    Commento di Alfredo — novembre 14, 2009 @ 4:37 PM

  5. Ma…generalizzare in tale maniera nei confronti di un intero popolo, mi sembra un pò esagerato.
    Poi sicuramente dipenderà dall’ ambiente in cui si trovano, anche perchè non penso che i Giapponesi siano tutti come i dipendenti di un’ azienda o di un conbini.. per chi ho conosciuto io, posso dire di avere avuto esperienze diverse. Per esempio ci sono anche molti Giapponesi occidentalizzati. Non sono tutti falsi, ma non sono nemmeno tutti carini e gentili come vogliono mostrare.

    Commento di Misurino — novembre 18, 2009 @ 5:56 am

  6. GiosinoSPS ma a me il robot mi sembri più tu che vai dietro a tanti polli come te inneggiando di autenticità e spontaneità la nostra cultura occidentale perché noi lo siamo cosi tanto ma così tanto che lo siamo solo quando vogliamo essere sovversivi vogliamo capovolegere la struttura e la natura delle cose solo per uniformaci alle masse che hanno perso il senno e la testa! Quindi smettiamola di tacciare gli altri di falsità ingiustamente!

    Commento di Shizuka Bho — gennaio 8, 2016 @ 6:46 PM


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