Oggi avrei voluto scrivere un cupo post sui parchi di divertimenti abbandonati in Giappone, ma purtroppo sono di buon umore perché nevica, dunque sarà tutto rimandato! ^^
Bando alle ciance dunque: oggi si preparano i soba fatti a mano!
La mitica Yumoto-sensei, che è una professoressa d’inglese che avevo incontrato in Italia prima di partire, mi ha offerto una giornata con la sua famiglia: con tutta la famiglia, mi ha portato a visitare una diga progettata da suo marito (amo l’ingegneria, e le dighe in particolare…), poi per pranzo a mangiare soba (tagliolini giapponesi in brodo), poi a giocare con la Wii a casa sua (tutta la famiglia ha i propri avatar e, prima che io venissi, ne hanno creato uno anche per me! ^^) ed, infine, a mangiare sushi al kaiten. E’stata davvero una splendida giornata.
Eccoci alla diga (la figlia maggiore studia per lo “Shogakusei gakuryoku shiken”, ovvero uno degli innumerevoli esami che costellano la vita degli studenti elementari, dunque non c’è!). Per gli amanti dei dettagli di progettazione (ce ne sono?), è una diga a gravità in rocce, con riempimento interno in argilla. E’stata eletta fra le 100 dighe più belle del Giappone, dunque attorno ad essa sono nati negozietti, un centro informazioni, un giardino giapponese, gradinate per osservare la diga da entrambi i lati et similia, in stile tipicamente giapponese.
Dopo la visita della diga, ci siamo diretti verso il pranzo in un ristorante di soba, dove, me ignaro, ci saremmo preparati da soli i soba… in effetti, la mia faccia – ero già affamato e mi accingevo a gustare il mio delizioso pranzetto – è abbastanza eloquente:
Alla fine è stato davvero divertente! Prepararli non è nemmeno così difficile: si parte dalla farina di soba, che è di due tipi diversi e viene dal frutto della pianta del soba, che è fatto così:
Al frutto triangolare, da un apposito macchinario, viene tolta la punta, che diventa la farina che vedete, nella seconda foto, a sinistra, più ruvida al tatto; successivamente, il resto viene divisto a metà da un’altra macchina, e, macinando i semi che si trovano all’interno, si fa la farina, morbida, che vedete a destra nella stessa foto. C’è anche una terza farina, che è quella di grano tenero, e che probabilmente conoscete tutti, dunque vi risparmio la sua foto!
La farina di soba morbida e quella di grano tenero si mescolano in proporzioni variabili (più grano c’è e più i soba saranno teneri), si uniforma la superficie dell’impasto e poi si versa dell’acqua calda dal centro verso l’esterno, disegnando una spirale che raggiungerà, come massima ampiezza, il 70% del diametro interno del recipiente.
Si porta dunque la farina dai bordi verso l’interno, per evitare di bruciarsi con l’acqua bollente, e si ripete il processo. Si ottiene così una pasta piuttosto appiccicosa, che si mischia energicamente con le mani, stando attenti a toccare il tutto con i soli palmi della mano, per evitare che entri aria nell’impasto. Per evitare che si incolli sul tavolo, si usa la farina di soba di seconda scelta.
Successivamente, si stende l’impasto sul tavolo con una tecnica particolare, che prevede che le mani scorrano sul mattarello a volte dall’esterno verso l’interno ed a volte dall’interno verso l’esterno:

notare che l'impasto dovrebbe essere perfettamente quadrato (ed in effetti, previo intervento dell'istruttrice, lo diventerà!
In questo modo, diventerà esattamente quadrato, e potrà essere ripiegato diverse volte e poi tagliato. Tutto questo serve a fare in modo che i soba diventino il più lunghi possibile: aspirandoli rumorosamente, alla maniera giapponese, più sono lunghi e meglio è.
Tagliare i tagliolini non è affatto facile: sembrano piuttosto larghi, ma in effetti sono sottilissimi, e tagliarli tutti larghi uguali è un’impresa da vero sobaiolo professionista, ed in effetti a noi sono venuti tutti “bara bara” (spaiati).
Alla fine, il risultato è questo:
Itadakimaaaaaaaasu!
Bellissima esperienza, faticosa, ma credo ne sia valsa la pena…la farina di soba credo da noi si chiami di grano saraceno, o comunque è una cosa molto simile. Anche per fare le nostre tagliatelle si fa la stessa cosa con le mani sul mattarello, serve per fare in modo che la pasta abbia tutta lo stesso spessore! Ho visto mia nonna all’opera centinaia di volte…solo che da noi la pasta si stende facendo in modo che diventi un cerchio e non un quadrato (questa è poi anche la differenza tra noi e loro, non ti pare ^_^?).
Un bacio,
B.
Commento di bunny — novembre 24, 2008 @ 11:38 pm
Che spettacolo! Adesso che hai imparato queste tecniche avanzate mi sa che anche quando tornerai a casa la pasta fresca sarà affar tuo…
In effetti è un’arte, soprattutto stenderla a mattarello e non con la macchinetta.
Bravo!
Però scusa se a uno vengono male salta il pasto?
Commento di cinciamogia — novembre 25, 2008 @ 6:35 am
che invidia…sembrano assolutamente invitanti!
(Serena adesso vuole un mattarello…ma se ne prende uno forse non lo userà per stendere la pasta ma per un uso molto meno lecito :P)
Commento di Serena — novembre 25, 2008 @ 10:14 am
che belle foto, paesaggi ed esperienza marco! certo che la foto in cui versi la tua razione di acqua calda sembra prorpio da spot della mulino bianco!
ma come fai a mettere le foto cosi´grandi? le mie vengono cosi´piccoline e bruttine!!
baci carlotta
Commento di carlotta — novembre 25, 2008 @ 4:50 pm
heeey, it finally snowed here as well and I almost fell into the river because the street was so wet and when I had to go to the right aling the river I almost fell…haha!
yeah, it’s fucking cold everywhere and we have those machines (kind of airconditioner) who only blow warm air and when you switch’em off it’s cold again after ten minutes. at school we’re finally allowed to use the “stove” but it’s far far away from where I sit in the classroom -.-
we had a big soba-family-party as well. it was really fun!
well, take care, okay?! and by the way: cute epron you’re wearing. orange fits you!^^haha!
sarah
Commento di sarah — novembre 25, 2008 @ 5:51 pm
Carissimo se ti piace l’ingegneria devi fare il tour “Visita + Camminata” al ponte sospesa di Oita -> http://viruz82.blogspot.com/2007/09/il-ponte-sospeso-di-oita.html
Meraviglioso e pauroso allo stesso tempo.
Se vuoi informazioni precise sull’ubicazione chiedo a mio sucero che mi ci ha portato ^^
P.S. Complimenti per il soba, sembra buonissimo! Io e te ci dobbiamo incontrare appena torno in Giappone!
Commento di Mario — novembre 26, 2008 @ 10:52 pm
Pardon per il commento doppio, errore di WordPress (>_<)
Tagliane pure uno senza problemi ^^
Commento di Mario — novembre 26, 2008 @ 10:58 pm
Hello Marco ^p^
Cooking times seem to be nice over there too ^^
This reminds me of a certain photo, see what I’m talking about XD?
And as Sarah said orange does really suit you ^p^
Commento di Yohan — dicembre 4, 2008 @ 6:07 pm
Che bella esperienza! La tua insegnante e la sua famiglia devono essere delle persone fantastiche! Io adoro la soba, anche tagliata male!!
Commento di Nicola — dicembre 12, 2008 @ 10:19 am
Sì, la mia insegnante di inglese è una persona davvero speciale!!! ^O^ Effettivamente, la soba era buona, ma… tutti quei mini rimasugli sono stati difficili da mangiare! xD Se vuoi, un po’di soba istantanei te li porti… io adoro quelli alla tempura del “Midori no tanuki” (il tanuki verde), che, visto il tuo rapporto con i tanuki, penso ti piacciano!!
(^_^)
Commento di marco — dicembre 12, 2008 @ 9:50 pm
haha!! I tanuki, mi continuano a perseguitare! Ma me la magno lo stesso!!
Commento di nicola — dicembre 15, 2008 @ 12:53 am
mi è venuta voglia di farli anch’io 🙂
auguri a tutti
Commento di Luca — dicembre 26, 2008 @ 10:57 pm
Io queste cose le metto apposta! 😛
Commento di marco — dicembre 27, 2008 @ 9:25 pm
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Many thanks for sharing!
Commento di tony horton's 10 minute trainer — maggio 25, 2013 @ 9:12 pm
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Commento di big gaping holes — luglio 3, 2013 @ 12:22 pm
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Commento di crossfit classes — aprile 5, 2014 @ 7:31 pm